Rimini

—3653

Rimini 2011 — 2021
La misura del tempo è qualcosa di soggettivo, per qualcuno questi sono stati 10 anni, per altri sono stati 3653 albe e tramonti, per Rimini sono stati molto di più. Facciamo un bilancio di questo decennio stretto tra la crisi economica dei subprime e la pandemia.

Sono 3653 giorni che abbiamo voluto sintetizzare in 10 capitoli più divulgativi e il puntuale rimando a una documentazione più analitica, vale a dire attraverso gli atti amministrativi di rendiconto, così come richiedono alcune specifiche disposizioni ministeriali.

Il 2011 si presenta come anno spartiacque per il Comune di Rimini.

Se a fine anno la consueta ricerca del Sole 24 Ore issa il territorio riminese all’11esimo posto della graduatoria nazionale per qualità complessiva della vita, lo stesso quotidiano economico avverte che nelle località la cui economia è più strettamente correlata ai servizi e al terziario, gli effetti della crisi economica mondiale dei cosiddetti ‘subprime’ – quando cominciò a sgonfiarsi la ‘bolla immobiliare’ (precedente di un paio d’anni) – arriveranno successivamente rispetto ai distretti industriali tradizionali. Difatti, nel 2011 Rimini si presenta con alcune novità e una serie di problemi che determineranno la qualità dello sviluppo e delle scelte amministrative negli anni a venire. La nuova normativa UE circa la qualità delle acque di balneazione, con campionamenti e divieti più rigorosi in caso di violazione, divenuta operativa nel 2010, avrà un impatto sul tessuto socioeconomico locale superiore alle attese, inizialmente caute. Nello stesso anno, si conclude, con un voto unanime in Consiglio comunale, il percorso formativo del Piano Strategico del Comune di Rimini, inedito ‘think tank’ diffuso e ad alta partecipazione che definisce gli assi lungo i quali, nei 15 anni seguenti, dovrà orientare la direzione la comunità riminese. Resta, quindi, in sospeso una domanda: quando e in che misura quel palinsesto di ‘futuro sostenibile’ definito dal Piano strategico troverà mai approdo concreto nell’attività amministrativa? La pesantissima crisi del sistema creditizio riminese, a partire dalla ‘pietra angolare’ della Cassa di Risparmio di Rimini, a cavallo tra il 2010 e il 2011, è l’altro elemento condizionante le dinamiche future del territorio. Una crisi che parte da un modello di sviluppo delle economie occidentali centrato molto sulla rendita immobiliare, il consumo di territorio e l’edilizia. Un modello già traballante per la situazione generale dovuta al crollo dei fondi statunitensi. Infatti, il mandato amministrativo del sindaco Alberto Ravaioli si conclude dopo 12 anni (1999-2011, con una breve ‘vacatio’ di sei mesi nel 2001) in un contesto contraddittorio, da una parte apparentemente caratterizzato da una normalità senza particolari scossoni, ma dall’altro già contenente segni e situazioni potenzialmente capaci di generare cambiamenti sostanziali nella comunità. In estrema sintesi, quindi, le elezioni per il nuovo sindaco, a metà dell’anno, si calano nel bel mezzo di questa condizione.

 

Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi

 

 


La fotografia del 2011

 

Crisi economica, del credito, della finanza, della rappresentanza


Investimenti a brevissimo termine, non infrastrutturali e strategici


Rendita di posizione


Crisi delle banche di credito cooperativo, fallimento della Carim


Credito indirizzato a rendita immobiliare e consumo del territorio


Crisi delle categorie economiche


Assenza di investimenti creativi e strategici

 

 


8%

Tasso di disoccupazione


15,9%

Tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni)


– 10,4%

Differenza del potere di acquisto delle famiglie tra 2007 e 2013


50 miliardi di Euro

La differenza dei consumi tra 2011 e 2013


144.544

I residenti nel 2011


64,8%

Tasso di occupazione


€ 1.086,60

Debito pro capite Rimini al 1° gennaio 2011


€ 146.060.000

Debito totale a Rimini al 1° gennaio 2011


800 ettari

Terreno agricolo “mangiato” dal 1988 al 2011, passando dal 19 al 24,7% di territorio consumato.

 

 

 


Nel 2011 anche Rimini si trova a fare i conti con il contesto di profonda crisi italiana alle prese con un terremoto sociale economico che colpisce lavoratori, famiglie e l’intera società.

Davanti a questa fotografia la città si trova a un bivio della storia: affrontare scelte strategiche a medio e lungo termine, oppure gestire come ordinari i problemi inediti che via via si presentano davanti.

In questo terremoto economico, finanziario e sociale, la città decide di ripartire dalle fondamenta, di interpretare il cambiamento, di avviare una radicale trasformazione del modello di sviluppo.